La riforma amministrativa applicata da Pietro Leopoldo al distretto pisano a seguito del motu proprio del 17 giugno 1776 suddivideva il territorio in quattro cancellerie, quelle di Pisa, di Vico Pisano, di Lari e di Peccioli. Nell'ambito della cancelleria di Lari, veniva istituita la nuova comunità di Rosignano, territorialmente costituita dalle soppresse comunità di Castelnuovo e Castelvecchio della Misericordia e di Rosignano, entrambe dotate, come si è detto, di propri magistrati e camarlinghi. La nuova comunità era retta dal magistrato comunitativo, composto dal gonfaloniere e due priori, e dal consiglio generale che contava sei consiglieri. L'organico comprendeva anche il camarlingo ed il provveditore di strade. La riforma leopoldina razionalizzava dunque l'organizzazione amministrativa di questo territorio, fino ad allora caratterizzato dalla presenza delle comunità di Castelnuovo e Castelvecchio della Misericordia, sia per quella di Rosignano, entrambe dotate di propri magistrati e di propri camarlinghi, la cui attività è illustrata nella prima parte dell'inventario. L'assetto sancito dalla riforma del 1776 rimase invariato fino a quando la Toscana, con senaconsulto del 30 maggio 1808, venne annessa all'Impero francese. |