MOSTRA 2006
1906 – 2006
IL CENTENARIO DELLA SEPARAZIONE
DEL COMUNE DI BIBBONA DAL COMUNE DI CECINA
a cura della Cooperativa microstoria
Nel Centenario della costituzione del Comune autonomo di Bibbona,
con piacere l‘Amministrazione saluta il saggio dell’archivista Angela
Porciani, con la quale, oramai da molti anni, siamo impegnati in
un cammino culturale di valorizzazione e conservazione del nostro
patrimonio archivistico. La ricostruzione attenta e rigorosa possa essere
un valido strumento per capire come si svolsero i fatti che portarono
al moderno assetto territoriale, alla costituzione di due comunità ben
contraddistinte ma unite dalla loro stessa origine.
E' importante fermarsi a riflettere sulla nostra storia, sulle nostre radici,
sugli aspetti minuti che hanno contraddistinto gli uomini e le donne che ci
hanno preceduto; questo è il valore intrinseco che ogni Amministrazione
deve salvaguardare, affinché le proprie peculiarità, se pur minime,
diventino un patrimonio condiviso.
Per questo l’Amministrazione di Bibbona, proprio in questo anno
ha dato ulteriore impulso alle attività di ricerca legate all ‘Archivio
Storico oramai vero e proprio centro propulsore di attività culturali e
didattiche.
E’ doveroso ringraziare il Circolo Filatelico e Numismatico di Cecina
per la realizzazione di questo evento.
IL SINDACO
Fiorella Marini
PRESENTAZIONE
“Le comunità di Bibbona e Cecina a cavallo del XX secolo:
storia di un territorio conteso”
“Le comunità di Bibbona e Cecina a cavallo del XX secolo: storia
di un territorio conteso“.
Un saggio per ripercorrere le vicende storiche e sociali che hanno
portato nel 1906 all’istituzione dei comuni separati di Bibbona e
Cecina.
Una puntuale fotografia dell ‘epoca e delle trasformazioni politiche
e sociali che portarono alla nascita del Comune autonomo di Bibbona e
della non facile soluzione tra le parti sulla delimitazione dei confini.
Un lavoro di ricerca storiografica ed archivistica attraverso il
quale ripercorrere le vicende di una separazione foriera di cambiamenti
dibattiti e polemiche e caratterizzata dall ‘emergere di nuove esigenze e
nuovi ideali che vedevano nella conquista dei comuni un primo passo
per il cambiamento della società.
La storia di una molteplicità di processi e concatenazioni di eventi,
trasformazioni materiali, storie vissute, idee e sentimenti da ricostruire
e conoscere per ricostruire il passato di due comunità distinte, capaci di
trovare nel tempo una prospettiva comune nella difesa di quel territorio
allora conteso.
Un ulteriore tassello attraverso il quale ripercorrere le nostre
origini e scoprire quell ‘immenso passato recente nel quale affondano le
radici del nostro presente.
IL SINDACO
Paolo Pacini
Il Circolo Filatelico Numismatico di Cecina e l’archivista Angela
Porciani intendono ricordare il Centenario della separazione fra i
Comuni di Bibbona e Cecina sia per indagare sugli avvenimenti che
la determinarono, sia per lanciare uno sguardo, su un territorio dove
governava più l’ignoranza e la prepotenza del buon senso.
Sono notori quali disagi e circostanze portarono a tale decisione.
In un ‘Italia, comunque, straordinariamente prolifica di artisti che
hanno lasciato testimonianze indelebili in tutto il territorio Nazionale
compresa la stessa Bibbona e Cecina.
In questo anniversario le due amministrazioni, il Circolo Filatelico e
Numismatico di Cecina e la dott.ssa Porciani, presentano un quaderno
storico, una mostra documentaria, storico-postale e cartofila per far
conoscere a tutti come realmente si svolsero i fatti.
Il Presidente del
Circolo Filatelico e Numismatico
Cecina
Roberto Stefanini
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Le comunità di Bibbona e Cecina a cavallo del XX secolo
Storia di un territorio conteso
In questo breve saggio vogliamo ripercorrere le vicende storiche e
sociali che hanno indotto nel 1906, dopo una lunga trasformazione
amministrativa, all’ istituzione dei comuni separati di Bibbona e Cecina, in
provincia di Pisa1.
Nel 1865 fu emanata la legge per l’unificazione amministrativa del Regno
d’italia2, con la quale il territorio veniva articolato in province, circondari,
mandamenti e comuni; in Toscana furono istituiti 283 comuni ripartiti in 8
province3.
La Toscana fu contraddistinta, fin dall’età medievale, da un localismo
municipale molto forte, dove i comuni avevano avuto una posizione centrale
nello sviluppo storico, sociale e culturale della regione. Da sempre le
autonomie amministrative, nel senso più moderno della parola, dotate di
gonfalonieri e magistrati, governavano con propri statuti, talvolta indipendenti
anche dal punto di vista giudiziario con banchi di giustizia che rimasero attivi
anche dopo la loro soppressione.
In questo clima di autogestione, si verificò in Toscana un vero e
proprio fenomeno di moltiplicazione delle amministrazioni comunali che, alla
fine del Cinquecento, raggiunsero il limite numerico massimo di 790 unità4.
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1Si ricorda che solo nel 1925 la provincia di Livorno assunse l’assetto territoriale moderno,
con Faggregazione degli ex comuni pisani di Collesalvetti, Rosignano Marittimo, Cecina,
8ibbona. Castagneto, Campiglia Marittima. Sassetta, Suvereto, Piombino e l’isola di
Capraia. fino ad allora sotto Genova.
2 Archivio Storico del Comune di Castagneto Carducci (da ora in poi ASCCC), Leggi e
decreti, 1865, torno I, legge n.2248 del 20 marzo.
3G. F. ELlA, Viaggio intorno al campanile. Indagine sui localismi municipali, Napoli,
2002, pag. 17.
1Cfr. E.F.GUARINI, Lo stato mediceo di Cosimo I, Firenze, 1973.
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La nascita delle comunità
Con Pietro Leopoldo, a partire dal 17745, si assistette ad un vero e
proprio processo di razionalizzazione territoriale, che rappresenta per molti
storici la nascita del moderno sistema municipale toscano; in pochi anni si
ridusse sensibilmente il numero dei comuni arrivando complessivamente alle
201 “comunità”. Nel 1776 i decreti leopoldini investirono anche la provincia
pisana. Bibbona fu riconfermata sede della comunità comprendente i popoli di
Sant’Ilario a Bibbona e San Giuseppe a Cecina, servita dal punto di vista
amministrativo dalla cancelleria di Campiglia6 dal punto di vista giudiziario
invece, in quegli stessi anni7, fu istituita la podesteria di Guardistallo8 con
giurisdizione civile sui castelli di Bibbona, Guardistallo, Casale e Cecina,
nell’ ambito della giurisdizione criminale del vicariato di Campiglia.
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5Bandi e Ordini, Vol.7, CXXXI. Si ricorda che nel 1739 in territorio in esame fu colpito
dalla cosiddetta “Il feudalizzazione” in quanto con l’estinzione della dinastia Medicea fu
decretata la vendita delle terre della Fattoria della Cecina, acquistate dal senatore Carlo
Ginori il quale vi aggregò anche il marchesato di Riparbella ed i Castelli di Bibbona, Casale
e Guardistallo. Cfr. LNENCINI, Cecina. Il sogno perduto di una città sul mare, Pisa, 2005.
6La cancelleria di Campiglia aveva competenza oltre che sulla propria comunità su Casale,
Gherardesca, Guardistallo, Montescudaio e Sassetta.
7I castelli di Casale e Cecina fino al 1756 erano sottoposti alla giurisdizione civile del
banco di Rosignano, come attestato dagli Statuti conservati. ARCHIVIO STORICO DEL
COMUNE DI ROSIGNANO MARITTIMO (da ora in poi ASCRM), Statuti, 9, c.171. Nel
1756 il dottor Gregorio Damiani da Peccioli, ufficiale di Rosignano dal 1733, chiese al
granduca Gian Gastone “la muta in governo migliore”. Per questo emanò il seguente
motuproprio depositato alla Reggenza il 19 agosto 1756 : “Vuole SAI. che la giurisdizione
criminale sopra Riparbella e suo territorio si restituisca al tribunale di Lan e quella di
Bibbona, C’asale, Guardistallo e Nuovo Casale di Cecina e loro territori, si restituisca all’officiale di Campiglia con li stessi utili e nella stessa maniera che era avanti le rispettive
infeudazioni. E quanto alla giurisdizione civile mista e danno dato da tutti i luoghi e
territori di sopra descritti, resti questa aggregata al tribunale di Rosignano con li stessi
emolunienti e provvisioni che precedentemente alle dette infrudazioni si ritiravano dalli
rispettivi giusdicenti, ingiungendo di più l’obbligo al giusdicente di Rosignano di mandare
il suo aiuto una volta la settimana, in un giorno certo al detto casale della Cecina ad effetto
di rendere ragione a quei popoli di tutti i suddetti castelli e territori con dover di più una
volta il mese, il detto giusdicente, trasferirvisi in questa zona per maggiormente invigilare
alla retta amministrazione della giustizia
8La podesteria di Guardistallo era sotto la giurisdizione criminale del vicariato minore di
Campiglia.
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Leopoldo II
Dopo il breve periodo di dominazione francese la situazione tornò
pressoché invariata e Bibbona fu riconfermata capoluogo dell’omonima
comunità lorenese9.
Leopoldo Il, salito al trono nel 1824, intraprese una politica di
trasformazione dell’area maremmana finalizzata al suo popolamento e
sviluppo, mediante interventi di bonifica dei terreni, opere idrauliche e
sanitarie, che rendessero questo territorio salubre e vivibile. Fu progettata la
divisione della Tenuta della Cecina, che faceva parte della comunità di Bibbona
sotto la giurisdizione di Pisa, al fine di rendere coltivabili le aree boschive che
giungevano fino alla via Aurelia. Dal 1833 iniziarono le allivellazioni, l’anno
successivo la via Salaiola fu resa transitabile dalle carrozze, nel 1845 venne
piantumata la pineta costiera per difendere le colture dalle brezze marine: pian
piano si sviluppò il nuovo paese della Cecina10.
Nel 1846 lo storico Repetti11 descriveva il Fitto di Cecina come un
luogo convertito in borgo ridente sulla strada regia Emilia alla sinistra del
Jìume omonimo dove ogni anno vanno crescendo con gli abitanti le case, le
botteghe, i caffe, le farmacie, gli alberghi, ecc. talchè da Livorno a cotesto
Borgo, e viceversa in alcune stagioni parte per adesso due volte alla settimana
una carrozza sotto il titolo ampolloso di Diligenza. Infatti la nuova parrocchia
di san Giuseppe al Fitto di Cecina nel 1845 ascendeva a 1052 abitanti dei
quali 637 nella Comunità principale di Bibbona, una frazione di 326 in quella
di Riparbella ed un’altra frazione di 89 individui entrava nel territorio
comunicativo di Montescudajo.
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9 Cfr. INENCINI, Bibbona. Dal Granducato all’età napoleonica, Pisa, 2004.
10 I.NENCINI, Cecina.Il sogno perduto di una città sul mare cit., pag.124 e SS.;
L.BORTOLOTTI, La Maremma settentrionale. 1738-1970 Storia di un territorio, Milano,
1980; G.PAOLINI, Le bon~flche del granduca e le proteste del papa. Vada e il suo
territorio in età lorenese,Comune di Rosignano Marittimo, 2001.
11 E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, Firenze, 1833.
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Le deliberazioni
Leggendo le deliberazioni del Comune di Bibbona della metà
Ottocento, si possono intuire molti accenni riguardo allo sviluppo irrefrenabile
del nuovo nucleo urbano costiero, per il quale il Consiglio Comunale
bibbonese dovette affrontare molte necessità, come l’istituzione di una condotta
medica, di un’ostetrica12, la costruzione di un pozzo per l’approvvigionamento
pubblico dell’acqua. Per questo motivo il Consiglio incaricò l’ingegnere del
circondano di valutare la possibilità di realizzare un pozzo al Fitto di Cecina13,
da realizzarsi lungo il vecchio stradone per Marina, sul terreno di Giosafatte e
Mariano Lotti; i lavori si conclusero alla fine del 184914.
Il 12 dicembre dello stesso anno gli abitanti del Fitto presentarono
domanda affinchè fosse istituito un posto di maestro di lettura, calligrafia,
aritmetica e dottrina cristiana, per provvedere alla tanto interessante
educazione civile e religiosa di quella gioventù15. Purtroppo i Consiglieri di
Bibbona dichiarano di non poter sopperire a tale necessità per il disastro
economico in cui si ritrova questa Comunità16.
Nell’estate del 1851, per risollevare il quadro economico della
comunità, il Gonfaloniere di Bibbona, Alessandro Ceni, propose al Consiglio
l’istituzione di una fiera di grascie e bestiame da realizzarsi in settembre17.
Proprio nel 1852, anno in cui furono portate a termine le allivellazioni
della Tenuta della Cecina18, fu definitivamente istituito il servizio di
corrispondenza, più volte respinto in precedenza, tra Volterra e il Fitto di Cecina per ben tre volte alla settimana19 il consigliere Napoleone Giusteschi
portò all’ attenzione dell’ adunanza consiliare il problema delle elezioni: attesa
la distanza di 7 [...] 8 miglia dal Fitto di Cecina a Bibbona, molti e quasi tutti
gli elettori non interverranno alla votazione, per la tratta dei rappresentanti
comunali, e che per evitare che ancora nell ‘anno presente si rinnovasse la
deficienza di numero legale ad eleggere, avrebbe reputato cosa ben fatta di
dividere in due sezioni il Collegio Elettorale, che una a Bibbona e l’altra al
Fitto di Cecina. La proposta fu accolta all’unanimità20.
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12 ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI BIBBONA (da ora in avanti ASCB), 63, 24 luglio 1850, deliberazione n.6; e 64, c.6 v. L’istituzione di questi incarichi avvenivano in
compartecipazione con le amministrazioni di Riparbella e Montescudaio.
13 Ibid, Partiti e deliberazioni, 64, c.12 r. e 14 r.
14 Ibid, Carteggio ed atti magistrali, 92.
15 Idem. Lettera di richiesta degli abitanti e del parroco del 18 agosto 1850.
16 Ibid., Partiti e deliberazioni, 64, e. 13 r.
17 Idem, c.24 v.
18 Cecina. Il sogno perduto di una città sul mare, cit., pag.166 e SS.
19 ASCB. Partiti e deliberazioni, 64, c.40 r. e v.
20 Idem.. c.56 v. e ss.
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Sviluppo sociale
I rappresentanti comunicativi, se da un lato si ingegnavano affinché il
capoluogo tornasse ad essere un centro fiorente, limitando il processo di
spopolamento che da oltre un decennio si era verificato, dall’altro erano
investiti anche del dovere civile di garantire e supportare lo sviluppo della
nuova frazione marina. Per questo nell’aprile del 1853 fu partecipato in
Consiglio una notifica del Granduca con la quale istituiva un mercato di
grascie e bestiame al Fitto di Cecina, ogni primo martedì di ogni mese21. Oltre
al mercato al Fitto si realizzava anche una Fiera annua, per la quale il comune
di Bibbona nominava 2 membri per la direzione22.
A questo sviluppo sociale non poteva mancare l’edificio per la cura delle
anime, infatti dopo varie suppliche degli abitanti del Fitto, nel 1852, con
disposizione granducale, fu accolta la costruzione di una chiesa, per la quale fu
deposta la prima pietra il 28 settembre 185223.
In pochi anni la pianura ebbe un forte sviluppo demografico e con esso acquistò una posizione di rilievo, sia dal punto di vista economico che sociale, a scapito però non solo del capoluogo collinare24, ma anche degli
antichi castelli limitrofi; infatti nel 1853 fu ipotizzata da parte della Prefettura
di Pisa, la riunione delle comunità di Casale, Montescudaio e Guardistallo con
l’aimessione anche di Bibbona25. L’allora adunanza composta dal gonfaloniere
Alessandro Ceni e dai consiglieri Napoleone Giusteschi, Pietro
Marchionneschi, Francesco Benedettini e Giosafatte Lotti si dichiarò non
convinta della fusione non tanto per il lato economico quanto ancora per la
migliore amministrazione.
Dopo soli 33 anni di governo, Leopoldo Il, un tempo afflitto dal
pensiero della Maremma insanabile, come scriveva nei suoi diari - con il
pensiero dei figli veniva quello della maremma, e caro e dolce, necessario ed
angustioso insieme: niuna impresa, non il prosciugamento del lago di
Bientina... .o l’ingrandimento di Livorno (...) incatenavano quanto l’impresa
del risanamento della Maremma - , nel 1857 in viaggio sulla via Emilia si
compiaceva:
niun terreno rimaneva vuoto di sementa, erano le case nuove intorno a
Bibbona. Tutto Paratino era coltivato; al Fitto, la chiesa arcipretale nuova, il
paese che grandeggiava per locande diverse e botteghe e qualche manifattura
(...). Nella vasta colonia agricola di Cecina, Vada e Collemezzano, tolti per
scolo o esaurimento suoi ristagni, non sole coltivazioni, ma ville erano,
giardini, fiori, agrumi26.
Nel 1865 l’abitato di Cecina, già dotato della chiesa parrocchiale, di
uffici comunali succursali, dell’Ufficio postale e della stazione ferroviaria,
contava ben 2451 abitanti mentre Bibbona solamente 1655.
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21ASCB. Deliberazioni e partiti, 66, c.2 v.
22 Idem.. c.48 r.
23 Cecina. Il sogno perduto di una città sul mare, cit., pag.203 e ss.
24 Cfr. I.TOGNARJNI, La Magona di Cecina. Monumento, Museo dell’industria, Polo per
la ricerca scientUìca, Arezzo, 1997.
25 ASCB, Deliberazioni epartiti,66, c.18 r.
26 la Magona di Cecina, cit.
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Spostamento del Capoluogo
Lo sviluppo irrefrenabile del nuovo centro portò, quasi inevitabilmente,
allo spostamento del capoluogo comunale da Bibbona a al Fitto di Cecina27 su
questo si discusse brevemente e fu deliberato nel 1872, nell’adunanza del
Consiglio Comunale28, presieduta dal Sindaco Cav. Dott. Napoleone
Giusteschi. Furono votate ben tre deliberazioni, dalla numero 60 alla 61, che
per la trasparenza dei fatti è bene riportare:
Deliberazione n. 60
Il Consigliere Morandi ripropone la discussione della sua
proposizione di trasferire cioè le adunanze consiliari al Fitto di Cecina per il
futuro anno 187. Alcuni Consiglieri fanno intravedere che questo progetto
potrebbe turbare la buona armonia che esiste attualmente tra le due frazioni, e
che questa discussione fosse rimandata ad altra epoca. Insiste ilproponente, ed
appoggiato da altri Consiglieri prega che sia posta aia voti la di lui
proposizione. [...] Approvato per alzata e seduta con voti favorevoli dieci e
quattro contrari.
Deliberazione N. 61
Al seguito de/precedente deliberato di tenere le adunanze consiliari al
Fitto di Cecina, il Consigliere Casini fa osservare che esistendo già esistendo
già al Fitto di Cecina l’ufficio comunale, gli archivi, e la maggior parte degli
affari, portandoci adesso anche la sede del Consiglio comunale, ne veniva per
conseguenza che debba questo considerarsi come Capoluogo e propone che si
approvi dargli tal denominazione e per ciò cambiare il nome del Comune,
intitolandolo Comune del Fitto di Cecina, in luogo che Comune di Bibbona,
incaricando il Sindaco di fare le pratiche necessarie onde questa deliberazione
venga convalidata con Decreto Reale. Il presidente posta ai voti tal proposta,
viene dal Consiglio approvata in ogni sua parte e con voti favorevoli
quattordici.
Deliberazione N 62
Il Consigliere Luigi Niccolini ha dimostrato che già il Capoluogo di
Bibbona per l’approvazione delle proposte Moranti e Casini, era divenuto
frazione comunale e che per ciò, [...] propone di domandare al regio Governo
la facoltà di amministrazione separata [...] che posta ai voti dal presidente è
approvata con voti favorevoli quattordici e niuno contrario resi per alzata e
seduta29.
Sicuramente dalla lettura delle deliberazioni si nota una certa “fretta” nel
trattare un aspetto così determinate per Bibbona, quasi a voler chiudere la
questione senza che nessuno potesse rivedere le posizioni stabilite e prendere
coscienza del profondo mutamento istituzionale, storico e sociale in atto, che
sicuramente avrebbe richiesto più confronto e attenzione.
Rimase però ancora da definire un o degli aspetti più importanti della
separazione: la divisione patrimoniale.
La trasformazione si completò nel 1881 con il cambiamento del nome in
Comune di Cecina deliberato dal Consiglio Comunale del 26 aprile ed
approvato con Regio Decreto del 30 luglio dello stesso anno a firma di Re
Umberto I30
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27 ASCCC, Bandi e Ordini, Regio Decreto del 23 giugno 1873.
28 ASCB, Postunitario, Estratti alle deliberazioni. I consiglieri presenti erano: Bargilli
Luigi, Piccolini Luigi, Porri Luigi, Piccolini Francesco, Chiavacci Ferdinando; Moranti
Sisto, Barbino Giacomo, Casini Casimirro, Peccanti Giuseppe, Bernardini Averardo,
Puccini Luigi, Varoli Federigo e Meucci Teodoro.
29 M.BOCCACCI, Relazione sulla costituzione in Comune distinto della frazione di
Bibbona, Cecina, 1901.
30ASCCC, Leggi e Bandi, 1881, torno TI.
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Acquisizione di Collemezzano
Nel 1892 il territorio del Comune del Fitto acquisì una nuova frazione,
Palazzi di Collemezzano, scorporata dal comune di Riparbella a seguito di un’ istanza polemica avanzata dagli stessi abitanti31. Riguardo lo spostamento
della frazione di Collemezzano se ne parlava oramai da molti anni; già il 30
novembre 1865 Bibbona ne aveva deliberato l’aimessione32, respinta però da
Riparbella.
Intanto le divergenze politiche assumevano toni sempre più accesi
occupando anche le cronache dei giornali dell’epoca; nel 1902 sul giornale “Il
Martello”, si scriveva:
Pel distacco di Bibbona.
La questione sifa viva ogni giorno di più, per parte dei cecinesi da un
lato, per parte dei bibbonesi dall’altro. Per la cronaca oggi registriamo una
notizia pervenutaci all ‘ultima ora, ed è la seguente: L ‘on. Ginori, deputato del
collegio, che già aveva dato certe assicurazioni ai cecinesi, ha ricevuto l’altro
ieri una commissione di Bibbona, alla quale ha assicurato tutto il suo
appoggio. Veroè che apparentemente egli non Jìgurerebbe mai in realtà il“Deux ex machina” sarebbe lui che si farebbe rimorchiare da altri e
compiacenti e pericolosi colleghi. Sistema comodo, se vogliamo, ma
pericoloso. Che sia questo un effetto dell’attuale crisi di governo e della
prossima convocazione dei pubblici comizi?
I toni polemici fanno comprendere le varie manovre politiche che si
sono svolte intorno a questa vicenda. Ricordiamo che sono gli anni dell’accesa
polemica tra socialisti e clericali mentre gli ideali anarchici infervoravano molti animi: Pietro Gori sovente teneva comizi nella nuova Cecina per rivendicare i diritti degli operai33
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31 G. BIAGIOLI, Riparbella terra della Maremma pisana. Dalle origini ai nostri giorni,
Forlì, 2004.
32ASCB, Postunitario, Estratti delle deliberazioni.
33 Proprio nel 1902 i contadini e gli operai che lavorano nelle zone colpite da malaria acquisiscono per legge, il ditto di avere dosi necessarie di chinino gratuito. Cfr. “Il Martello, 1902.
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Costituzione del Comune autonomo di Bibbona
A Bibbona, dal 1901, si costituì un Comitato per la Costituzione di
Comune autonomo di Bibbona; purtroppo di questo non rimane che un
protocollo della corrispondenza in partenza ed in arrivo34 ii Comitato
incaricò Mauro Boccacci, primo segretario del Comune di Cecina, di
valutare la reale possibilità e convenienza del distaccamento territoriale35
Con non poche remore il Boccacci assunse l’incarico cercando di agire non per
odio d’altrui né per disprezzo ma per dir come posso la verità se e come la so,
e per farla Conoscer a chi me la domanda pronto a correggermi quando avessi
sbagliato.
Nella sua relazione, dopo un’attenta analisi del contesto definì l’episodio
dell’ottobre 1872 Una trappola a due sportelli dentro uno dei quali era tesa la
separazione patrimoniale e dentro l’altro era teso il trasferimento della sede
consiliare Infatti già da tempo risultava che la maggior parte degli affari del
comune di Bibbona si trattavano al Fitto dove il Sindaco aveva trasportato
dietro suo libero arbitrio l’ufficio e l’archivio, dove già si adunava la giunta36
In questa situazione fu quasi Scontata la proposta del trasferimento delle adunanze consiliari del consigliere Morandi, alla quale seguì, senza
intercessioni, il passaggio della sede del capoluogo ed il cambiamento del
nome per conto del consigliere Casini e l’amministrazione separata da parte del
consigliere Niccolini37.
Dopo l’emanazione della Legge n.92 del 29 marzo 1906, che sancì la
divisione tra le due amministrazioni, a Bibbona fu nominata una Commissione
consiliare nelle persone di Adolfo Marchionneschi, Mario Guasconi e Manasse
Caramelli, per risolvere tutte le questioni economiche ed i conflitti di interesse
legati alla scissione, come ad esempio il problema della delimitazione
territoriale38.
Il tutto aveva sicuramente creato non pochi problemi
all’amministrazione di Cecina; infatti dal governo centrale fu ritenuto
opportuno l’insediamento di un commissario prefettizio, il cavaliere Tarcisio
Serafmi che, a conclusione del suo mandato, ebbe l’incarico di redigere una
relazione, che fu letta ai consigli comunali ricostituiti di Bibbona e Cecina nelle
adunanze del 22 e 24 luglio l90739
Per la puntualità dei fatti, questa relazione è una vera e propria
fotografia dell’epoca, della condizione sociale nella quale le due
amministrazioni ricominciavano a governare. Le emergenze, delle quali si
occupò il commissario furono quelle relative al dazio, specialmente a Cecina, ai
servizi sanitari - come la ricostituzione della condotta medico-chirurgica a
Cecina - , l’illuminazione pubblica e l’acqua potabile. Ecco di seguito alcuni
brani tratti dalla relazione del Serafini:
Anche prima che io principiassi la mia missione aveva saputo che il
dazio consumo nella sua applicazione, specialmente a Cecina, lasciava
alquanto desiderare pel gettito, ritenuto assai inferiore del dovuto, e per
stridenti sperequazioni da correggere.
...
L ‘illuminazione pubblica di Cecina con la luce Kitson, a base di
petrolio vaporizzato, fu l’oggetto sopra i quale si manifestò più specialmente
l’intera scissura dell’ultimo Consiglio comunale e ciò che determinò, per la
susseguitane inazione, lo scioglimento di questo. In verità però il progetto,
tanto avversato perché non provvedeva alla illuminazione domestica ma
esclusivamente a quella delle vie e piazze pubbliche, tranne alcune lievissime
mende, era buono e garantiva assai il Comune in quanto l’esercizio era da
farsi in via di esperimento e per un anno. La luce Kitson (io l’ho ammirata a
Livorno la sera del 2 ottobre 1906) è bellissima a paragone anche della luce
elettrica con lampade ad arco, e la spesa annua d’esercizio ne sarebbe stata
senza dubbio minore tanto più oggi che il costo del petrolio è diminuito.
...
Allorquando l’abbondanza dell’acqua lo permetterà altri bisogni
pubblici, pur essi importanti, in Cecina e Bibbona, potranno essere soddisfatti.
A Cecina occorre un ammazzatoio municipale comodo e costruito secondo le
moderne esigenze della pubblica igiene; uno più piccolo occorrerebbe pure a
Bibbona.
...
Ciò che spesso ha provocato in me sensi non gradevoli e talvolta di
riprovazione aperta è stato il servizio della nettezza pubblica. Affidato, com‘è
in Cecina, all’opera di due sole persone, ed a Colliemezzano ed a Bibbona
all’opera di una sola, tutte scarsamente retribuite, non po’ procedere con
desiderata regolarità per più e diverse ragioni.
Senza dubbio la regolarità e la chiarezza di un archivio sono lo
specchio di una buona amministrazione. Nell ‘archivio di Cecina si distinguono
due parti: quella dell’antico comune di Bibbona e l’altra del comune di Cecina,
da quando la sede municipale fu da Bibbona trasferita a Cecina. La tenuta
dell’archivio di Cecina non è ben chiara e sufficiente, per questo le carte sieno
registrate con numero progressivo. I fascicoli spesso si riscontrano incompleti
di modo che bisogna supplire con la memoria e non sempre si può.. .A Bibbona
per effetto del suo distacco e della sua costituzione in Comune autonomo
dovranno senza dubbio essere restituiti i volumi dell’antico Comune, e allora
l‘archivio di Cecina acquisterà spazio bastevole per meglio ordinare le sue
carte e si potrà, con personale più giovane adatto, inaugurare un sistema che meglio corrisponda.
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34ASCB, Postuinitario, Separazione del comune di Bibbona da Cecina n. 1. Il Protocollo
inizia il 12 marzo 1901 Con una lellera inviata all’Onorevole Ginori di promemoria della
volontà dei Bibbonesi di costituirsi in comune autonomo. L’ultima lettera in arrivo è del 12
luglio 1907.
35M.BOCCACCI Relazione sii/la Costituzione in comune distinto cit..
36 Ibid. pag. 11: mentre la Repubblica pisana la Conquistò con la forza delle armi la
Rappresentanza civica costituita in buona parte da elementi di Cecina (allora Fitto di
Cecina) la conquistò con la forza dell ‘astuzia, e la tirò a sé a vantaggio del crescente
Caseggiato del Fitto, mediante un fil di seta Che, invisibile avvinghiava tutti i Consiglieri
comunali nella memoranda seduta del 26 ottobre 1872 già per tempo preparata e
predisposta.
37 Ibid. cfr. pag.12. Il Boccacci rileva che, mentre le deliberazioni n.60 e n.62 recano, come
per legge, sia la firma del Sindaco che del segretario comunale, la n.60 — quella relativa al
trasferimento del capoluogo ed al cambiamento del nome — non riporta la firma del
segretario e così precisa: prescindendo pure dal considerare che le deliberazioni intanto
fanno fede in quanto portano la firma del Segretario che della verità e contenuto di essa
deve per legge rogarsi, e che per conseguenza si sarebbe potuto
38 ASCB, postunitario, Separazione del comune di Bibbona da Cecina, n.2. Della
Commissione si conserva un piccolo registro di deliberazioni; l’ultima aimotazione risulta
essere del 26 aprile 1907, purtroppo non possiamo sapere se questa data rapprenti l’ultima
riunione della Commissione oppure sia andato perduto il successivo registro.
39 ASCB, postunitario, Separazione del comune di Bibbona da Cecina, n.3.
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Conclusioni
Questa breve narrazione storica ha voluto far conoscere in modo
semplice le questioni discusse per un quarantennio, che hanno appassionato i
politici ed i cittadini di allora, portando al moderno assetto territoriale; la
celebrazione del Centenario della separazione dei comuni di Bibbona e Cecina
deve essere il riconoscimento di un territorio che si è trasformato, si è evoluto
in due amministrazioni ben contraddistinte, che conservano comunque una forte
matrice storica comune.
Angela Porciani
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ASCB, postunitario, Separazione del
Comune di Bibbona da Cecina, n. 1. |
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